L'ovvio


Fabio Guidi


Che cos'è l'«ovvio»? É l'indiscusso, cioè qualcosa che appare talmente evidente da, appunto, non essere neppure messo in discussione. Evidente a chi? naturalmente, agli occhi della normalità, del pensiero comune. Attualmente, l'impiego dei mezzi di comunicazione ha un significato totalitario. Nelle moderne, avanzate società 'democratiche', i mass media sono sempre più l'immagine del circuito commerciale e ad esso devono la loro sopravvivenza economica. C'è da stupirsi, allora, se l'informazione assume la funzione di difesa dello status quo? La cultura da trasmettere sarà quella commercialmente più vantaggiosa. Quella che garantisce un maggior indice di ascolto, non importa se banale. Una cultura sensazionalistica, cioè finalizzata a creare forti emozioni, per stimolare un pubblico sempre più bombardato di stimoli di ogni tipo e quindi sempre più insensibile e indifferente. Un sistema d'informazione in pillole, adatto al modello 'usa e getta', che consuma tutto e non assimila niente, e quindi fondamentalmente acritico e superficiale. E ingannevole, perché la selezione, l'estrema pubblicizzazione o l'oscuramento delle notizie dipenderà dal fatto che esse siano più o meno congrue al sistema e alle sue lobbies di potere. 
Ecco come si crea l'opinione pubblica, come si crea il sistema dell'«ovvio». 
E così siamo di nuovo al punto di partenza, si chiude il circolo: il sistema di potere crea l'opinione pubblica, la quale, attraverso l'ovvio, perpetua il sistema di potere. E così, vivremo felici e contenti, inconsapevoli della nostra intima sudditanza. Del resto, non si può ritenere schiavo qualcuno che è ignaro di esserlo. Questo è ovvio. Facciamo qualche esempio. 
Ci stiamo rendendo sempre più conto di abitare un pianeta che assume veramente i contorni di un villaggio globale. E ci stiamo rendendo - penosamente - conto anche di un'altra cosa: che la crisi attuale che investe ogni campo dell'esistenza si delinea fondamentalmente come "crisi ecologica". E' indubbio che, per la prima volta nella storia dell'uomo, si pone il problema se la nostra Madre Terra possa continuare a nutrirci; se, in altre parole, le nostre future generazioni riusciranno ad ereditare un ambiente sufficientemente accogliente da garantire la sopravvivenza. Ciò nonostante, pare che, oggigiorno, l'atteggiamento comune sia s-pensierato. Pare ritenere una fatica inutile prendersi carico delle molte problematiche suscitate dalla nostra attuale società consumistica. Il pensiero comune ritiene che dobbiamo continuare a produrre e a consumare sempre più merci e a sfruttare sempre più le risorse del pianeta, non tenendo conto che la loro disponibilità è ormai estremamente ridotta. Ma una crescita economica sempre più accelerata appare come un'esigenza ovvia, incontestabile. 
Così come è ovvio continuare a fare esperimenti nucleari creando effetti disastrosi sull'ambiente che perdureranno per migliaia di anni. Tali effetti vanno a sommarsi all'enorme produzione di gas inquinanti, con conseguenti gravi modifiche del clima e del livello degli oceani, alla desertificazione del suolo in molte regioni del pianeta, all'inquinamento e alla scarsità dell'acqua dei fiumi e dei laghi, e così via. 
Così come è ovvio sfruttare e depauperizzare i paesi poveri del Sud del pianeta per rimpinguare sempre più i paesi ricchi del Nord, senza tener conto delle inevitabili tensioni e conflitti internazionali dovuti all'accaparramento delle risorse energetiche, conflitti all'interno dei quali i popoli a basso sviluppo industriale sono i primi a pagare le conseguenze. 
Così come è ovvio vedere gli animali semplicemente come 'oggetti' destinati al nostro uso arbitrario, cavie da torturare per i nostri esperimenti, infelici protagonisti per i nostri divertimenti, prede da sterminare per la loro carne o per la loro pelliccia; insomma, vedere gli animali come esseri viventi senza alcun diritto, se non quello di offrire il massimo servizio all'uomo. Il trattamento che subiscono negli allevamenti intensivi ne è un ulteriore, illuminante esempio. 
Così come è ovvio... Potresti continuare all'infinito.
(da Fabio Guidi, Iniziazione alla Psicosintesi, ed Mediterranee)