Troppo e troppo poco (io)

Angela Teresa Girolamo

Quando l'anno scorso affrontai col gruppo di meditazione di Turi il precetto della gentilezza capii quasi subito che c'era un equivoco di fondo.
Una gruppista, alcuni giorni dopo, con la faccia contrita da ammissione di colpa a Norimberga, mi fece "Sai, ho capito che il mio precetto è quello della gentilezza. Se ripenso alle volte che ho fatto qualche frecciatina acida..." rabbrividimmo insieme. Lei per la vergogna, io perché... Mó ve lo spiego perché.
È vero che questa gruppista sorride spesso e volentieri come attitudine coatta dei muscoli facciali, ma è vero anche che spesso e volentieri è un sorriso caldo, accogliente; che quando muove una mano sta dirigendo un'orchestra invisibile di fili di seta nell'aria; che la gentilezza insomma ce l'ha nel DNA, automatica, inconsapevole, strutturale, e quelle rare volte in cui, evidentemente, sbotta è perché, arrivata a saturazione, ci è costretta contro la sua volontà: proprio una brutta persona, no?
Quest'anno perciò non mi sono dilungata sulla triade dell'anti-gentilezza:

Mi impegno a praticare la gentilezza,
Evitando comportamenti volgari, violenti e distruttivi 

Ma piuttosto su come evitare di fare i fessi finto-gentili. Mi spiego.
Le persone si possono dividere in due categorie: troppo e troppo poco. O bulldozer che asfaltano laqualunque, o l'asfalto. O truppe d'assalto corazzate o l'omino di Marshmallows che non oppone alcuna resistenza all'assalto. Tralasciando la categoria TROPPO, che dovrebbe decisamente fare del precetto della gentilezza un mantra ipnotico h 24, la categoria dei TROPPO POCO dovrebbe invece interpretarla in modo... Meno mieloso.
Parliamo di quelle persone che se fanno male a una mosca dovrebbero espiare i peccati del mondo; persone che hanno in memoria tre frasi automatiche "Sì, non c'è problema", "No, non c'è problema", "Figurati, non è successo niente". Quelle persone che gli puoi fare di tutto, ma non reagiscono perché "capiscono", e fidatevi che arriverebbero a comprendere anche Jack lo Squartatore e Hitler.
E no, non per santità. Perché dentro covano un tale mostro di rabbia e frustrazione che il TROPPO a vederlo se la farebbe sotto. Mostro che vien fuori, raramente, in scene ovviamente isteriche e senza senso, perché non ci sono abituati, i TROPPO POCO: non sanno nemmeno come si fa ad arrabbiarsi in modo normale. Non hanno il diritto.
Non sono santi perché il loro è un meccanismo automatico, non consapevole.
Loro hanno solo colpe: quella di esistere, di aver irrotto nascendo nel momento, nel luogo, nella famiglia sbagliata. Devono espiare questa colpa in qualsiasi modo, non pretendendo nulla, salvando i salvabili e gli insalvabili, chiedendo scusa se osano dire "Io non la penso esattamente così".
Capite bene che nel caso dei Troppo Poco la gentilezza è il loro modo (senza alcun merito) di stare al mondo evitando conflitti, compiacendo tutti per non scontentare nessuno, per sentirsi "tanto una brava persona". E che a furia di far così non sanno né di carne né di pesce, non avranno il coraggio di schierarsi, e di raddrizzare la schiena con dignità. Falsi come un bacio di Giuda, talvolta mielosi da voltastomaco e traditori: questo comporta l'essere Troppo Poco.
E allora, il Lavoro sulla gentilezza di un Troppo Poco deve essere, come per gli altri precetti, trovare la giusta via di mezzo: gentili ma non fessi, sanamente egoisti e senza sensi di colpa, sorridenti ma per scelta consapevole, e solo se l'altro lo merita. Se non lo merita, il modo di mandarlo gentilmente a quel paese si trova. Si perderà qualche finto amico che evidentemente non lo era, ma si acquisterà stima di sé: a costui appartiene l'opinione più importante che valga la pena di conquistare.