Il dialogo dei tre centri

Matteo della Rocca


Ambientazione:
Irlanda, fine Novembre 2019

Personaggi:
Centro Motore - Harley
Centro Emozionale- Jacques
Centro Mentale - Bill
Navigatore: N

Bill: “Non dovrebbe essere troppo complicato guidare questa macchina a noleggio, è solo tutto al contrario.”
Jacques: “Speriamo…non sono molto tranquillo…”
Harley: “Andiamo!”
La mano destra cerca il cambio.
B: “Non si inizia bene eh, Harley. Dunque, il cambio è a sinistra, ma con le stesse marce della guida italiana, i pedali invece sono i medesimi.”
H: “Che cosa stupida.”
Mano sinistra sul cambio, sguardo a sinistra, sguardo a destra, ancora sguardo a sinistra.
B: “Ho un dubbio, su quale corsia dobbiamo stare?”
J: “Non ho un buon presentimento… Qui si rischia di fare un incidente!”
H: “Questa macchina va in questa direzione, copiamola!”
La macchina quindi inizia il suo percorso, molto lentamente e molto cauta.
J: “Guarda che bello! È davvero tutto al contrario!”
B: “Ragioniamo, è necessario non correre perché non siamo padroni di questo veicolo. Sono confuso, le macchine mi sembra che sbaglino continuamente senso di marcia.”
La mano destra cerca il cambio a destra.
B: “Harley, non è difficile. Il cambio è a sinistra.”
H: “Sì, ma non lo faccio mica apposta.”
J: “Guardate la strada per favore, non mi sento sicuro.”
Il navigatore intanto segnala la strada da seguire: 
N: “prendi la corsia di destra e al prossimo semaforo gira a destra”
B: “Ok Harley, hai sentito? Sembra semplice.”
H: “Quanto a destra devo andare? Rischio di attraversare la corsia ed essere contromano.”
E intanto la macchina si sposta…
J: “ATTENTO, ATTENTO, TROPPO A DESTRA!”
Con un movimento brusco la macchina rientra in corsia.
B: “Non sto capendo niente ragazzi, cosa sta succedendo?”
N: “girare a destra al semaforo”
J: “Ma da che parte bisogna stare?! VELOCI, stiamo a sinistra, VELOCI, VELOCI, ché blocchiamo il traffico e poi ci suonano!”
La macchina, sbandando, prende la corsia giusta e prosegue la sua marcia.
H: “La situazione ci sta sfuggendo di mano.”
B: “I don’t think so…”
J: “Sì, ora parla anche inglese... Bill, ma che senso ha?! Cerca di capire come usare questa macchina, piuttosto.”
B: “Scusate, stavo esercitando la lingua. Comunque, adesso si entra in questa sorta di autostrada, dovrebbe essere tutto molto più lineare.”
L’autostrada si presenta a 3 corsie. Intanto inizia a piovere.
B: “Quindi, nella corsia più a destra la percorrenza è più lenta, mentre per sorpassare dobbiamo stare a sinistra… mmm… così sarebbe come in Italia…”
J: “Sono sempre meno tranquillo, qui ancora non abbiamo capito come funziona la guida, sta piovendo a dirotto e i vetri si stanno appannando sempre di più! L’incidente è dietro l’angolo.”
H: “Fra quanto lo incontriamo questo angolo?”
B: “...È un modo di dire, Harley! Comunque dovrei aver capito: è all’opposto di come ho pensato prima. Intanto occupiamo la corsia centrale così prendiamo dimestichezza con la situazione.”
J: “AIUTO, CI SORPASSANO VELOCISSIMI DA DESTRA”
B: “Come è giusto che sia, Jacques. Manteniamo la calma, per favore.”
La mano destra cerca il cambio a destra.
H: “SCUSATE! Non mi vuole entrare nei muscoli questa disposizione.”
La macchina prosegue, con ulteriori pericoli scampati, confusione nei pensieri ed errori nei movimenti, fino ad arrivare ad una villetta a schiera su una strada in discesa nella periferia di Dublino.
N: “arrivati a destinazione”
B: “Con 40 minuti di ritardo, ma siamo riusciti ad arrivare. Bene.”
J: “Sani e salvi, oserei dire!”
La mano destra sfila le chiavi dal cruscotto e apre la portiera, mentre la gamba destra si solleva per uscire dall’abitacolo.
J: “AIUTO, LA MACCHINA SI MUOVE, AIUTO!”
La mano sinistra si lancia e tira il freno a mano.
H: “Scusatemi, non mi aspettavo il freno a mano a sinistra e non mi è partito il movimento.”

Ciò che ho appena raccontato è la messa in scena dei miei tre centri psichici durante la prima ora di guida alla maniera inglese, un’esperienza che, nonostante soggettivamente non sia stata per niente piacevole, ha acquisito ben altri connotati grazie ad una frase dei Frammenti di un insegnamento sconosciuto letta appena il giorno prima:
“Cominciando a osservarsi, si deve cercare subito di determinare a quale gruppo, a quale centro appartengono i fenomeni che si stanno osservando.”
In quel momento il disorientamento dei miei tre centri, abituati alla meccanicità e alla ripetitività delle azioni e delle situazioni, era così notevole che è stato molto più semplice vedere come ognuno di essi si muovesse!
Inoltre, la continua osservazione ha permesso di creare una lieve distanza tra me e ciò che stava internamente accadendo, rendendo il tutto quasi comico e divertente.
Diventa per me sempre più chiaro quanto l’osservazione attenta, una meditazione portata anche nella vita ordinaria, risulti fondamentale per il Lavoro di crescita.