Lavorare sulla dignità


Angela Teresa Girolamo



Due settimane fa mi è capitata una settimana da incubo.
Un incidente in auto in un posto in cui non sarei dovuta andare (nessun ferito, se non nello spirito e dal carrozziere), un cazziatone gratuito in mondovisione e, ovviamente, non meritato, e per finire pretese indebite di cose che non sarei tenuta a fare.
Umanità e sensibilità pari a zero.
Stavo reagendo come mio solito: nella posizione fetale del millepiedi raggomitolato sotto una tonnellata di coperte. Cosa che non mi ha mai risolto nulla né tanto meno portato saggezza.
La lucidità e la calma, invece, sì.
Mi sono messa in piedi, in grounding cioè, quella posizione della bioenergetica che non è solo un modo di stare dritti: è un dire "Io ci sono. Io esisto, e non devo giustificarmi o scusarmi per questo. Io sono qui, nella realtà di questo momento, e ora la guarderò in faccia". Ma è un dirlo col corpo, davvero, non semplicemente a parole. È un sentirlo, quasi con rabbia e stupore.
Sì, persino io, guarda un po', esisto. A prescindere da successi o fallimenti.
Lucidità. Ho capito innanzitutto che ero in riserva, e avevo bisogno di aiuto: quindi l'ho chiesto. Alle persone giuste (lucidità significa anche capire chi sono) e tutte hanno risposto all'appello (cosa di cui gli sono grata).
Poi, ho affrontato i miei detrattori e, ispirandomi a quelle persone che sono i miei modelli di adultità (la tecnica del "come se" in psicosintesi: prendi un modello di quella qualità che vuoi integrare e copialo ad arte, nella postura, la voce, i gesti, le abitudini, quel che direbbe o non direbbe, ecc. - diventa quella persona lì, e prima o poi farà parte di te), ho fatto presente non che mi avessero ferito, ma che non ero disposta a tollerare quell'andazzo oltre.
Trattandosi di un rapporto di affari, credevo di essermi giocata l'opportunità di guadagno. E non m'importava: preferivo guadagnare meno (o nulla) ma star bene e poter camminare a testa alta, che sopportare ulteriormente.
Invece, è andata che il loro atteggiamento è radicalmente cambiato, e ho ottenuto quel rispetto e quei toni che desideravo.
L'uomo è una macchina, dice Gurdjieff, e questa è un'ulteriore conferma: gli altri reagiscono a specchio a quello che siamo e a come ci comportiamo.
Il rispetto non si pretende gratis: te lo devi guadagnare.
Se volete rispetto, rispettatevi voi, guadagnatevelo per voi stessi; poi potrete esigere un pari comportamento; non per pretesa, non per rabbia, non con violenza: è il naturale riconoscimento del fatto che "sì, anche io esisto. E le mie condizioni sono queste".