Il dialogo tra Anima e Animus

 

Gianluca Mondini

- Volevo chiederti una cosa.
- Certo, dimmi.
- Hai mai l'impressione che... non so, che ci sia qualcosa che sfugge?
- È un po' generica come domanda, no? Di che parli?
- Sì, vediamo se riesco a spiegarmi... prendi una qualunque situazione, quella che stiamo affrontando, o una qualsiasi altra, non importa. Oppure prendi, chessò, una persona, un evento, un posto, un rapporto, una canzone, un libro... Qualunque cosa.
- Ok.
- Bene. Tutti, più o meno, riescono a farsi un'idea a riguardo, a parlarne, a esprimere un giudizio. Il fatto è che ho come l'impressione che tutto resti sempre... mi viene da dire «a metà», spezzato. Come se mancasse sempre una parte fondamentale, qualcosa di cui non si sente mai parlare.
- E cioè? Di cos'è che non si parla, secondo te?
- Non saprei dirti, la mia è più una sensazione che un pensiero.
- Se mi dici qualcosa di più forse riesco a seguirti.
- Sì, vedo se riesco a spiegarmi. Chiunque è in grado di parlare di qualsiasi cosa, no? Certo, c'è chi ha un'idea più raffinata, chi ha approfondito certi aspetti, e chi invece affronta tutto con una certa approssimazione. Eppure sento che, al di là di questo, c'è qualcosa che manca. È qualcosa di diverso, anzi, che ha una natura diversa.
- Capisco vagamente quello che dici, ma il senso mi sfugge proprio. Abbi pazienza, ma non sto capendo.
- Eh lo so, faccio fatica io a parlarne, figuriamoci se è facile capirmi da fuori. Ci riprovo. È come se... sì, come se in qualche modo si evitasse di affrontare certi aspetti più... interni. Di qualunque cosa, eh, dico in generale.
- Ok, inizio ad afferrare. Sì, è vero... si parla sempre di aspetti più esteriori, più superficiali, mentre spesso si trascurano aspetti più profondi. Ad esempio, è raro sentire qualcuno parlare di psicologia, o d'interiorità. Quindi capisco bene la sensazione.
- No.
- Cosa «no»?
- Non hai capito.
- Ok, ma calmati. Cosa non ho capito?
- Non hai capito nulla di quello che volevo dirti. Lasciamo perdere.
- Addirittura? Secondo te non sono in grado di capire, al punto di lasciar perdere? Pensavo tu avessi un po' più considerazione e rispetto nei miei confronti, che tu mi reputassi una persona più intelligente, più sensibile. Ma se non vuoi parlarne ok, fai tu.
- Vedi? Continui a non capire. Non c'entrano nulla né la tua intelligenza, né la tua sensibilità. E non c'entrano nulla neanche la psicologia e cose simili! Ti sto parlando di un'altra cosa, è una cosa diversa!
- Ora calmati. Forse io non capisco ciò che vuoi dirmi, ma neanche tu riesci a spiegarti così bene. Continui a parlare di questa «sensazione», che però non riesci nemmeno a capire e descrivere. Come faccio a capirti se neanche tu sai spiegarti?
- Sì, hai ragione, e ti chiedo scusa. Non volevo prendermela con te, è stata una reazione che mi è partita da sé.
- Non ti preoccupare. Sai, quando si ha qualcosa di cui parlare e nessuno sembra capirci, si diventa un po' tristi e anche un po' arrabbiati. Questo lo capisco bene, non ti preoccupare. Comunque, se poi ti va, possiamo provare a parlarne di nuovo. Magari saremo entrambi più lucidi e riuscirò a capirti.
- Certo.
- Ma dimmi solo una cosa: è da tanto che hai questa sensazione?
- Eh, sì. Perché questa domanda?
- Immaginavo. Te l'ho chiesto perché si sente che hai molta voglia di parlarne, anzi, che ne senti proprio il bisogno. Mi dispiace di rendermene conto solo adesso. E mi dispiace anche di non poterti comprendere, in questo momento. E forse, dico forse, c'è la possibilità che io non ci riesca mai. Forse il giorno in cui potrai parlarmene, io non sarò più qui. In tal caso, ti prego, non farmene una colpa.
- Ma che dici, eh?
- Dico che se è vero che questa sensazione è qualcosa d'inesprimibile a parole, se come dici tu è qualcosa che neanche l'intelletto riesce a elaborare, allora non posso prometterti che io un giorno possa davvero comprenderti. Mi si stringe lo stomaco nel dirti questo, perché vorrei poter parlare di qualunque cosa con te, e vorrei essere sempre in grado di ascoltare ciò che hai da dirmi. Eppure mi rendo conto, adesso, che non è così.
- Non dire così...
- Lasciami finire, per favore. Ti stavo dicendo che forse non sarò io la persona che potrà ascoltarti davvero. Ma prima o dopo arriverà il momento in cui potrai parlare di questa «sensazione», che sarà chiara per te e sarà chiara anche per chi avrai davanti.
- Non so cosa dire...
- Non dire niente. Ci siamo intesi, almeno su questo. Ti chiedo di promettermi una cosa.
- Cosa?
- Promettimi che qualunque cosa accadrà, anche quando le cose diventeranno difficili, tu ti prenderai sempre cura di questa sensazione, che la proteggerai fino al giorno in cui potrai parlarne con qualcuno, fino al giorno in cui sarai libero di sgravarti un po' da questo peso.
- Va bene, te lo prometto.
- Bravo. Ora vieni a tavola, forza. La cena è pronta, si sta freddando.