La festa discorde


 Simone Prezioso


Lo ammetto, la prospettiva di essere di tanto in tanto impopolare, difforme e spudorato mi eccita e mi risveglia. Alle volte però la codardia, la predisposizione alla furbizia e al calcolo sociale mi portano invece a farmi desistere e a volgere lo sguardo al tanto cauto quieto vivere.

Fatta quindi questa doverosa premessa, inauguro la festa discorde, dove la politica e la mediazione sono ospiti indesiderati e non accetti.

Vedete, sento caro il mondo femminile e nutro un sincero interesse per la prorompenza che si esprime durante l’adolescenza e che procede poi per la lenta e proficua maturità fino ad approdare alla quieta e tipica saggezza intuitiva che tanto si discosta da tutto ciò che è maschile.
Ma di tanto in tanto, o troppo spesso, deve senz’altro avvenire un incidente di percorso nel processo di maturazione della donna, perché, per quel che io vedo, le basta vedere d’improvviso un po’ di pelo perché lei si ecciti in maniera volgare, avida e spudorata!

Ma perché mi guardate inorriditi?!
Ah, ora capisco, siete proprio dei mal pensanti voi! Ma devo ammettere che proprio in virtù di questo siete proprio nel posto giusto, qui nella tanto attesa festa discorde!
Bene, bene, vedo che il vostro intelletto è ancora più malevolo del mio e questo mi incentiva ad andare avanti!

Il pelo di cui parlo può per esempio essere di color grigio scuro e appartenere… ad un paffuto barboncino scodinzolante, uno di quei simpatici cagnetti che ti saltano addosso, ti sbavano sulla giacca nuova e ti guardano con gratuito affetto incondizionato. E qualcuno di voi, figlio o figlia di questo confuso tempo odierno, penserà “e cosa ci sarà mai di male nei barboncini?”, e io vi rispondo che nulla c’è di male nel tanto desiderato barboncino! Lui è semplicemente pertinente con se stesso e con il suo spirito di giocoso cagnetto. Ma voi piuttosto, avete mai veramente osservato le donne sopra i 40 anni che d’improvviso inquadrano un barboncino peloso?

Gli occhi si spalancano di colpo di fronte al desiderato oggetto del piacere e non può esistere uomo, concetto, amicizia o attività, e non esistono figli, mariti o amanti che possano far spostare l’attenzione di codeste donne dal loro nuovo trastullo. Intorno a queste, mentre si lasciano impossessare dai focosi istinti bassi, può trovarsi casualmente chiunque, persone di cui solitamente si ha soggezione o con cui, per esempio, ci si pone semplicemente in maniera misurata e calcolata, ma ricordatevi, il barboncino è forse l’ultimo potente simbolo di potere liberatorio e emancipante per la donna odierna, talismano mistico che può abbattere in un sol colpo ogni vecchio cliché sul come ci si deve comportare.

“Oohhhhhhhh, ma chi c’è qui? Pici, pici, ciuci, ciuci. Ma come è caruccio lui, vieni qui da mamma tua” e il canino eccitato intanto irrompe, salta sulle cosce desiderose della quarantenne affamata, mentre lei, con sorriso beato, le getta le braccia alle zampe ed è così che finalmente la bestiola può saltarle indosso e giungere all’atto finale del compimento d’amore. Il resto dell’episodio è un trionfo di leccate compulsive, bava sulle gote, slinguazzate sulle labbra e su tutto il volto estasiato di lei e poi, tutt’intorno ai due amanti, riecheggiano i festeggiamenti delle partecipi ed entusiaste amiche di lei che, elogiando a gran voce le doti del cagnetto, mostrano quanto segretamente provino invidia per non essere state scelte da lui.

Bene, cari miei invitati alla festa discorde, dite dunque la vostra e parlate pure male di chiunque vi pare. Sparlate pure di me insidiando il dubbio nel vostro vicino e dicendo, con sorriso beffardo, che le mie parole in realtà mostrano soltanto ingenua e primitiva invidia per il cagnetto, parlate pure male dell’uomo patriarcale e giudicante di cui, a vostro parere, io ben rappresento quest’oggi un deprecabile esponente e di come io stia qui, tronfio, a ridicoleggiare uno spontaneo moto naturalmente partorito dall’impulso femminile, oppure voi, sinistroidi e ben pensanti del mondo futuro, irridetemi e additatemi come un vetusto essere dei tempi che furono e che oggi, nella sua bieca cecità, non si accorge neanche di quanto in realtà non esista male in un gesto del genere.

Ridete pure di me oppure ridete delle donne in questione, create zizzania con il vostro vicino e immergetevi nel caos di questa stramba festa.

Ma poi, per carità, fermate di colpo le vostre reazioni e osservate con attenzione quanto fino ad ora detto.
Vi prego, veramente, fermate i pensieri, fermate le vostre valutazioni e osservate in silenzio e con distacco tutto quanto detto.

Calatevi nelle vesti di quella donna che di colpo viene rapita e meditate sulla sua improvvisa e totale perdita di lucidità.
Empatizzate e sentite dentro di voi l’attrazione che ella ha per il mondo naturale, che è ben rappresentato dal cagnetto, ma osservate anche come questa natura abbia un’attitudine addomesticata e a buon mercato.
Sentite in cuor vostro la nostalgia che quella donna avvertirà quando si troverà poco dopo ad aver a che fare con un suo simile affrontando frustranti difficoltà comunicative e affettive.

Calatevi nei panni di quella donna ma, per l’amor di dio, lasciate in pace il povero cagnolino, perché lui è semplicemente e soltanto ciò che deve essere, a discapito di noi che, purtroppo o per fortuna, abbiamo facoltà di discernimento e di elaborazione.

Vedo che siete diventati di colpo silenziosi, alcuni dubbiosi, irritati o altri semplicemente attenti.

Bene, questo è quello che succede nelle feste discordi, anche se, a dirla tutta, questo nome da me inventato, altro non è che un pretesto per portare al ragionamento, all’osservazione e all’elaborazione. Ma a dirvelo subito altro non avrei fatto che farvi correre via a gambe levate.

Ora potete andare e chiudere bene la porta d'ingresso perché, qualunque sia stata la vostra reazione, la festa discorde muore oggi senza possibilità di riorganizzazione in quanto riproporla vorrebbe dire soltanto smascherarla in partenza.